Buongiorno a tutti, siete pronti a tornare nell’Hammersmith e immergervi di nuovo nella vita del nostro angelo londinese Daniel, protagonista principale del mio nuovo #christmas #romance “L’Angelo della porta accanto”? bene, vi vedo già curiosi di saperne qualcosa di più… e oggi voglio farvi conoscere l’altra parte del cielo di Daniel… o meglio la ragazza (rigorosamente umana, intendiamoci) che ha sconvolto la pacifica e abitudinaria esistenza del nostro angelo… sto parlando della vivace e anche un po’ invadente Hope Heartkindness, giovane giornalista precaria che si ritrova, suo malgrado, ad essere la vicina di pianerottolo del nostro angelo e che si mette in testa (chissà per quale motivo?) di scoprire il misterioso segreto che Daniel nasconde gelosamente al suo prossimo… e anche per farvi un’idea della nostra Hope ho scelto un piccolo estratto.
Anche per lei, però, purtroppo un solo estratto non riesce ad essere esaustivo, per cui vi ricordo che per conoscerla meglio vi conviene leggere il romanzo e scoprire cosa si inventa questa vulcanica ragazza per raggiungere il suo obiettivo… per farlo vi basta il solito semplice click sull’immagine sottostante:
E ora leggete qualche parola per conoscere almeno un po’ la nostra protagonista femminile, Hope Heartkindness
Hope Heartkindness era stata una bambina felice. Aveva combinato i guai che tutte le bambine felici combinavano, come dare fuoco alla stalla nella fattoria dei nonni a sei anni, oppure cadere dalla bicicletta e sbucciarsi le ginocchia, o ancora sporcare di fango durante una partita a pallone improvvisata il vestito elegante fatto di trine e merletti che la madre le aveva acquistato per il matrimonio di una lontana zia. Aveva poca voglia di studiare ma i suoi risultati scolastici erano quasi sempre sufficienti. Era intelligente ma non si applicava. Era spronata dagli insegnanti ma era scostante, soprattutto nell’impegnarsi in materie che non suscitavano il suo interesse, come la chimica, la storia dell’arte e l’economia domestica. Cosa che detestavano quasi tutte le sue compagne, a eccezione di Susan Miller che già all’età di otto anni aveva dichiarato di voler diventare la moglie di un uomo importante, occuparsi di lui, della loro casa in campagna e dei loro sette figli. Un desiderio che sarebbe stato esaudito dal fato quasi completamente considerando che a ventinove anni, al contrario di Hope Heartkindness, viveva in campagna e aspettava già il quinto erede dal marito Rufus, uomo importantissimo per la piccola comunità dove vivevano perché era l’unico portalettere della cittadina, senza di lui la corrispondenza non sarebbe mai stata consegnata. Ma torniamo a Hope Heartkindness. Hope non amava particolarmente studiare però amava la letteratura e la matematica. Cosa che potrebbe apparire un controsenso ma non lo era. Precisamente più che la matematica Hope Heartkindness adorava la logica e tutto ciò che era logico, conteneva logica, poteva essere misurato con il metro della logica. Detestava visceralmente le incoerenze, gli errori grammaticali, le bugie, a meno che fossero pronunciate a fin di bene, prendere l’ascensore, i luoghi alti, i lavori fatti all’uncinetto, i fiori finti, le zucchine e i volatili. Anche se per questi ultimi aveva con gli anni sviluppato una tolleranza sufficiente, soprattutto perché l’idea di eliminare tutti i volatili dalla faccia della Terra le era sembrata una soluzione troppo drastica, così si era accontentata di sopportarli purché questi non invadessero il suo spazio prossemico. Impresa che a volte si era rivelata ardua in considerazione del fatto che i volatili non hanno mai minimamente idea di cosa sia lo spazio prossemico. Comunque era arrivata a ventinove anni sana sia di corpo che di mente pur condividendo il pianeta con una specie aberrante come quella dei volatili. E già lo si poteva considerare un risultato soddisfacente. Aveva simpatia per quasi tutti gli animali, ragni compresi ma i pesci preferiva solamente vederli cucinati. Aveva una passione quasi incontrollabile per la zuppa inglese e per il caffè. Adorava il profumo dell’aria quando arriva l’estate, ma anche la neve e la sensazione di accogliente serenità che suscita l’irreale silenzio quando i fiocchi scendono leggeri e ricoprono il terreno. Amava il Natale e le festività in genere. Non era particolarmente buona ma non era nemmeno cattiva. Era umana.
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