Oggi ho deciso di proporvi uno dei miei deliri quotidiani ma non il mio solito delirio, un delirio che è anche un estratto… un estratto dal mio libro fantasma AGENZIA DISTURBO, un romanzo che non esiste, che ho scritto ma forse no, che ho solo immaginato e che, forse, non vedrà mai la luce… o forse sì… o, forse, non lo so… insomma… non sono una veggente io… mah, chi lo sa? intanto leggete questo pezzetto di storia, se vi va, ovviamente… ma ricordatevi che questo è un libro fantasma ma tutti gli altri esistono e sono disponibili su Amazon in cartaceo ed ebook anche in lettura gratuita con abbonamento KindleUnlimited (se non ci credete cliccate qui: I libri di Adele Ross).
Come se non bastasse ci si doveva mettere anche il tubo catodico!
Un altro evento che destabilizzò definitivamente il mercato del disturbo fu portato dal tubo catodico. Il mezzo mediatico ormai alla portata di chiunque aveva deciso di rovinare per sempre gli onesti lavoratori come noi inventando i famigerati reality show.
Grossi rischi si erano corsi, in precedenza, per colpa delle telenovelas e delle soap opera che generarono, ma il mercato in qualche modo aveva resistito. I reality show però diedero un colpo non indifferente al settore.
Nemmeno quelli che si erano cimentati come dilettanti riuscirono a superare quegli eventi mediatici che cambiarono inesorabilmente l’esistenza di tutti. Ormai per avere un effetto di disturbo era sufficiente accendere il televisore e sintonizzarsi su uno qualsiasi dei canali esistenti. A tutte le ore, tutti i giorni, su tutti i canali veniva trasmesso un reality show.
A partire da Il grande patello programma in cui un gruppo di ritardati mentali si rinchiudevano volontariamente in una casa e davano prova della loro immaturità in tutti i modi possibili e immaginabili. Il più infantile vinceva un pannolino (patello) ancora bagnato dalla pipì del figlio del regista.
Fino ad arrivare a L’isola dei pelosi dove un gruppo di persone che un tempo avevano una dignità si isolavano vivendo di stenti e insulti fino a quando la loro peluria era cresciuta tanto da renderli irriconoscibili. Il vincitore veniva invitato ad un varietà trasmesso la domenica pomeriggio e poteva impunemente litigare con tutti quelli che incontrava, dalla sarta al fonico, sputare per terra e piangere in diretta perché la fidanzata lo aveva lasciato dopo averlo visto in video accoppiarsi con una scimmia sull’isola.
I reality show ebbero un successo che sembrava destinato a non diminuire e resistettero anche all’avvento di diversi programmi definiti di intrattenimento o di cultura sociale.
Nacquero programmi di utilità sociale come Tu l’hai visto? veramente ero distratto! dove un’improbabile conduttrice investiva energie per ritrovare persone che non avevano alcuna intenzione di essere trovate. I parenti degli scomparsi intervenivano alla trasmissione e il pubblico comprendeva perfettamente perché i loro cari avevano deciso di scomparire.
E programmi di mero intrattenimento come C’è una lettera per te! ma io non so leggere dove persone comuni decidevano di inviare missive a congiunti o sconosciuti per chiedere perdono e scusarsi, soprattutto di essere ancora al mondo visto che il destinatario della comunicazione non aveva alcun interesse ad essere contattato!
Infine la popolazione fu definitivamente lobotomizzata dai programmi a quiz dove venivano promessi favolosi premi in denaro a patto che i concorrenti si umiliassero davanti alle telecamere dimostrando di avere la base culturale di una rana, rispondendo a domande che in realtà non avevano assolutamente alcuna risposta.
Il futuro di noi professionisti fu inevitabilmente compromesso in quegli anni. Era impossibile poter offrire un servizio di disturbo che fosse competitivo con quello che proponeva il tubo catodico e in maniera completamente gratuita. O così almeno erano tutti convinti, dimentichi di dover versare annualmente una tassa iniqua allo Stato non tanto per guardare un televisore ma anche solo nel caso in cui avessero semplicemente desiderato possederlo. La richiesta di soldi arrivava, se il televisore lo possedevi pagavi altrimenti dovevi dimostrare di non possederlo attraverso lunghi, tortuosi e complicati iter burocratici che ti venivano a costare molto più del pagamento iniziale.
Agenzia disturbo in quel periodo scivolò nella crisi più profonda e cominciò ad annaspare. Il personale ci lasciò per salpare verso nuovi lidi e soprattutto per approdare in aziende che avrebbero consentito loro uno stipendio a fine mese. Ci riducemmo ad accettare qualsiasi caso ci veniva sottoposto e a pretendere parcelle sempre più basse. Rimanemmo solamente io e Meri, che per fortuna aveva la seconda attività di rivendita centrini al mercato nero, visto che il suo stipendio veniva impiegato per pagare le bollette.
Forse l’unica soluzione sarebbe stata di attaccarsi alla canna del gas, se non lo avessero già tagliato!
No, dai, adesso sono curiosa di saperne di più su questo libro/non libro.
Un abbraccio!
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Il mio libro fantasma? è un po’ una provocazione, l’ho scritto anni fa, prima ancora di decidere di pubblicare in un periodo un po’ strano ed è una storia surreale che prende in giro le magagne della nostra società però non so se sia il genere di libro che possa piacere al pubblico è stata una di quelle cose che si scrivono per se stessi, però mi fa piacere che ti abbia incuriosito.
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