estratto da Tutta colpa dei Caraibi
La moglie e gli animali si scelgono tra i connazionali
Miguel non si accorge di nulla.
Poi il barista chiude il discorso recitando un proverbio in spagnolo che non conosco ma che, da ciò che ho capito, significa qualcosa del tipo: la moglie e gli animali si scelgono tra i connazionali.
Affidare la propria vita sentimentale a un proverbio mi sembra un po’ azzardato e poco razionale.
Poi guardo Miguel e mi convinco che forse il barman ha ragione.
Anche se lui non sa che il mio obiettivo con Miguel non ha niente a che vedere con un rapporto stabile e, men che meno, con un matrimonio.
Poi Miguel fa una cosa che mi sorprende.
Mi prende una mano e comincia a chiedermi di parlare di me.
Forse ha capito che non sono interessata e spera di salvare la serata accorciando i tempi.
Io sorrido.
Per una volta da quando siamo usciti mi trovo d’accordo con lui.
Gli racconto qualcosa di me, il minimo indispensabile.
E credo che lui sia disinteressato alla mia conversazione come io lo sono alla sua.
Speriamo che sul piano fisico troviamo qualcosa di più in comune tra noi.
Lui mi sorride ed è incredibilmente sexy e sensuale.
Sì, forse qualcosa di più in comune sul piano fisico lo troviamo.
Si avvicina a me e comincia a parlarmi sussurrandomi all’orecchio.
Un atteggiamento molto intimo anche se si giustifica dicendo che con tutto questo chiasso non si capisce nulla di quello che diciamo.
Che velocità di comprensione, è un’ora che siamo in questo posto e il chiasso ha la stessa intensità di quando siamo arrivati.
Io cerco di ridere alle sue battute.
Ma guarda che sacrifici bisogna fare per avere una serata decente.
Questi uomini sono veramente degli insicuri.
E poi hanno bisogno di tutte queste sovrastrutture.
Fingere di avere tutti questi interessi per autogiustificarsi di finire a letto con una donna.
Mah! chi li capisce è bravo.
In ogni caso decido di stare al gioco e fingere che la conversazione sia stimolante.
Poi un violento colpo di tosse distoglie la nostra attenzione, proprio mentre Miguel mi sta sussurrando qualcosa di piccante all’orecchio.
Ci blocchiamo entrambi e ci voltiamo per vedere chi sta cercando di richiamare il nostro interesse.
Il trovarmi di fronte Sam che ci osserva mi fa venire quasi un colpo.
Senza rendermene conto mi sento avvampare.
Non posso crederci, mi sento in colpa.
Come se stessi facendo qualcosa di male.
Oddio, sono veramente nei guai.
Lui è immobile davanti a noi, con le braccia conserte sul petto e un’espressione che non ha nulla di rassicurante.
Indossa ancora i pantaloni chiari sportivi ma ha cambiato la maglia con una camicia candida di cui ha arrotolato le maniche fino ai gomiti.
Mamma mia quanto è bello!
«Allora è qui che dovevi venire?» chiede duro rivolgendosi a me.
Miguel mi guarda con occhi interrogativi.
«Sam?» dico io senza degnare Miguel di uno sguardo.
«Potevi anche evitare di inventarti tante balle» continua Sam imperterrito.
«Ma che succede? – chiede Miguel visibilmente infastidito – chi è questo?».
«Chi è questo? – continua Sam rivolgendosi all’altro – lo dovrei dire io».
Poi si rivolge di nuovo a me. «Per cui lui non sa chi sono io» insiste.
Sinceramente in questo momento non lo so nemmeno io.
Forse è impazzito. In ogni caso non riesco veramente a capire dove vuole arrivare. O forse sì!
«No, che non lo sa – ribatto io furiosa – e per quale motivo avrei dovuto dirglielo?».
«Ehi un momento – ci interrompe Miguel – Imogen, esigo una spiegazione».
Mi sembra arrabbiato.
«Te la do io una spiegazione – interviene Sam prima che io possa dire qualsiasi cosa – scommetto che lei non ti ha detto di essere sposata con me».
Io rimango interdetta. Questo supera ogni limite. Addirittura una cosa simile per rovinarmi la serata non me la sarei mai aspettata.
«Sposata?» chiedo io furibonda.
«Sposata?» chiede Miguel disgustato guardandomi.
«Ma non è vero – cerco di difendermi – io non sono sposata».
Ma Miguel sembra ormai partito per la tangente.
«E magari avete anche dei figli?» chiede furibondo.
«Ne abbiamo cinque» interviene Sam.
Ma è veramente pazzo.
Anche il barista ci osserva interessato.
«E in questo momento sono a casa soli ad attendere che la loro madre rientri».
«Ma non diciamo cazzate» mi inalbero io.
«Fosse la prima volta che accade» insiste Sam.
«Chiudi il becco idiota» gli urlo in faccia.
«Guarda che sono stanco di venirti a cercare e riportarti a casa ubriaca fradicia» continua Sam.
«Per tua conoscenza – sibilo minacciandolo con l’indice – io reggo perfettamente l’alcool e non mi ubriaco praticamente mai».
«Confermo – interviene il barista indicando il bicchiere del mio drink – ne ha già bevuti tre e da come regge la conversazione mi sembra perfettamente in grado di intendere e di volere».
Io lo fisso con odio.
Ma che cavolo vuole anche lui? cosa accade stasera? è la rivolta dei maschi contro Imogen Evans?
«Questa poi – sbotta Miguel alzandosi per andarsene – sei sposata, hai dei figli e ti comporti in modo tanto deplorevole. E poi ti sei anche assicurata che non fossi sposato io. Sono veramente disgustato dal tuo comportamento. Mi hai profondamente deluso».
Detto ciò se ne va a grandi falcate e io rimango a osservarlo mentre si allontana.
Non so se stupita maggiormente della piega che hanno preso gli eventi, del colpo di testa immotivato di Sam oppure del fatto che Miguel conosca un termine come deplorevole.
Guardo Sam in cagnesco.
Lui si siede al posto di Miguel e sorride soddisfatto e tronfio.
«Basta – dico io – hai superato ogni limite della decenza. Voglio il divorzio!».