estratto da Tutta colpa del matrimonio
Evviva la serata eutanasia
«Volevo chiederti se ti andava di uscire con me» dice a bruciapelo. E io sgrano gli occhi. Forse ho capito male. Probabilmente ha percepito il mio stato emotivo e si sta approfittando della situazione. Forse vuole approfittarsi della mia fragilità e del fatto che non faccio sesso da quasi un anno. Sì… magari fosse così! conoscendolo probabilmente sta tramando qualcosa, vuole prendermi in giro per poi gongolare di quanto sia stupida. Socchiudo gli occhi in una fessura per scrutarlo. «In che senso uscire con te?» gli chiedo in un sibilo sulla difensiva.
Lui mi osserva sinceramente stupito. «Come in che senso? – dice fissandomi – uscire di qui e andare a fare un giro fino in città. Avrei voglia di parlare con qualcuno che non strilli e mi insulti di continuo perché non ho ancora fissato la data delle nozze. E tu mi sei sembrata la persona più adatta. Ti conosco da una vita e credo che tu possa essere l’unica donna che sopporterei stasera, soprattutto perché non mi stresseresti tanto anche se dovessi usarti come spalla su cui piangere o compagno di sbronza».
Compagno di sbronza? usarmi come spalla su cui piangere? proprio la proposta che una ragazza sogna di sentirsi fare da un figo come lui. Non è assolutamente cambiato. O meglio fuori sì, ma dentro è ancora lo spocchioso, presuntuoso, antipatico, quattrocchi, anche se ha sostituito gli occhiali con un paio di lenti a contatto sempre di quattro occhi è dotato.
«Anche se la proposta è lusinghiera – gli rispondo indispettita – stasera è davvero impossibile».
Lui mi guarda sorridendo. «Perché? – dice – cosa hai da fare?».
Io fisso i miei mini-pony. «Serata eutanasia» rispondo sorridendo a mia volta e alzando le spalle con fare fintamente dispiaciuto.
Nathan scrolla il capo. «Sei completamente folle» ride poi. Si avvicina e mi sfiora la guancia con un bacio leggero. E io mi sento sciogliere. È proprio un vigliacco.
«Non era mia intenzione offenderti» dice piano senza allontanarsi dalla mia guancia.
«Non mi sono offesa – sussurro io incapace di muovermi – ma». Mi blocco.
«Ma?» chiede lui senza allontanarsi da me. Resta in attesa. E si crea una tensione calda e languida. Ma forse la percepisco solo io. Devo assolutamente porre un freno alla mia fantasia.
Io afferro uno dei mini-pony e glielo metto davanti al naso. «Eutanasia – scrollo il capo – mi dispiace lasciarti solo in questo momento difficile ma è giunto il momento. La mia coscienza mi impone di non farli inutilmente soffrire ancora».
Lui non si allontana e il profumo del dopobarba misto al calore del suo corpo mi sta stordendo.
«Comprendo – mi dice con voce sensuale – la necessità di una serata eutanasia, ma, a proposito di compagni di sbronza, ti confesso che ho una curiosità che mi vorrei togliere, prima o poi».
Io lo fisso e temo lui voglia continuare il suo discorso. Mentre il caos sta prendendo il sopravvento nella mia anima e nella mia mente.
E lui, naturalmente, continua.
Non solo continua nel suo discorso ma mi fa scivolare un braccio sulla spalla e affonda la sua mano nei miei capelli sciolti sulle spalle.
Poi si avvicina in modo eccessivamente pericoloso al mio orecchio.
«Mi piacerebbe – sussurra – sapere cosa accadrebbe se tu dovessi ubriacarti. Penso che potresti riservare sorprese interessanti».
Allora è proprio un bastardo.
Fatto e finito.
Ma io non sono da meno. «Comincio a sospettare – gli dico piano – che tu stia flirtando con me. E credo che Elisabeth non sarebbe contenta di saperlo, vista la vostra intenzione di sposarvi entro Natale».
«Allora tra me e te è ancora guerra aperta?» sussurra appoggiando le labbra sul mio orecchio. E io mi sento sciogliere dentro.
«Senza esclusione di colpi» sibilo voltandomi e fissandolo negli occhi. Ma ho il sospetto che la nostra guerra abbia già subito una mutazione radicale e inaspettata.